L'origine del complesso monastico conventuale intitolato a S. Illuminata e la grotta dove dormì San Francesco, risale all'XI sec. quando S. Romualdo, l'istitutore dell'ordine dei Camaldolesi, all'età di cento anni, passando da queste parti, la fondò, intitolandola a S. Illuminata sua illustre concittadina. Secondo un privilegio concesso nel 1037 dall'imperatore Corrado II all'abate Lamberto, questo monastero per un certo periodo fu aggregato a quello di S. Apollinare in Classe. Dopo circa un secolo e mezzo fu ceduto ai Francescani e lo stesso S. Francesco vi soggiornava spesso, dormendo in una grotta poco distante sopra un grande masso di travertino che col tempo divenne oggetto di venerazione. All'interno della grotta, dal soffitto, cadevano poche gocce d'acqua, circa mezzo bicchiere al giorno, che curava le malattie degli occhi ed è probabile che S. Francesco, che soffriva di tali malattie contratte in Terrasanta, la mattina, alzandosi dal suo povero giaciglio, si sia bagnato gli occhi con quest'acqua. Per lungo tempo fu oggetto di venerazione anche una sorgente che sgorgava nelle vicinanze e riscoperta da poco dai volontari del Gruppo Archeologico di Guardea. Nel convento vissero e morirono diversi Beati, tra questi il più famoso e venerato fu il Beato Pascuccio (1435- 1485) che ha compiuto e compie tuttora miracoli. La sua fama ha attraversato il tempo e lo spazio di questo territorio, cosicché altre popolazioni vennero nel corso dei secoli in pellegrinaggio a S. Illuminata per onorare la sua tomba e per impetrare grazie. Il giovane Pascuccio di nobile famiglia, seguendo l'esempio di S. Francesco, rinunciò alla ricchezze e ai privilegi per ritirarsi a vivere tra i frati minori conventuali di S. Illuminata come frate laico, esercitando il ministero di "frate cercatore".